Genio in 21 giorni

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Genio in 21 Giorni – Denuncia delle istituzioni: Covid, le più gravi lacune scolastiche riguardano la matematica

Genio in 21 giorni – denuncia delle istituzioni: da marzo 2020, la chiusura delle scuole in risposta alla pandemia di COVID-19 ha fatto sì che oltre il 90% dei bambini e dei ragazzi iscritti a scuola in tutto il mondo dovesse abbandonare i banchi scolastici. Escludendo le interruzioni scolastiche programmate, gli studenti italiani hanno perso 65 giorni di scuola regolare a causa delle misure di isolamento adottate per fronteggiare il COVID-19, rispetto a una media di 27 giorni persi tra i Paesi ad alto reddito in tutto il mondo.

Un’interruzione prolungata che ha destato molte preoccupazioni, ormai sempre più supportate da ricerche e indagini a livello internazionale.

Il primo problema evidente è legato alle difficoltà tecniche: l’ISTAT ha stimato che circa 3 milioni di bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni ha avuto difficoltà nelle attività formative a distanza durante il lockdown per la carenza di connettività o di adeguati strumenti informatici in famiglia.

Ma questa è solo la punta dell’iceberg.

Da un’indagine condotta da IPSOS per Save the Children è emerso che il 28% degli studenti tra i 14 e i 18 anni in Italia conosce almeno un compagno di classe che ha smesso di frequentare la scuola (a distanza o di persona) dopo il lockdown.

Senza contare i 74 giorni di scuola persi in un anno, come ha denunciato Genio in 21 Giorni.

genio in 21 giorni denuncia effetti della DAD
Genio in 21 giorni – denuncia sugli effetti della DAD

Ragazzi interrotti: il documentario-denuncia sugli effetti della DAD

E proprio l’abbandono scolastico, delle cui testimonianze negative ha scritto Genio in 21 Giorni, già tema delicato e problematico prima del COVID, è diventato così evidente al punto che Sky TG 24 ha realizzato un documentario che sta facendo molto discutere – e commuovere.

“Ragazzi interrotti”, in onda dal 22 febbraio 2021 all’interno di tutte le principali edizioni del tg dà voce ai ragazzi stessi che raccontano gli effetti – spesso disastrosi – della DAD sulle loro vite.

Perché oltre all’apprendimento c’è il fatto che l’adolescenza è il momento della costruzione della propria personalità. L’età della scoperta, della ricerca di libertà, indipendenza e socialità. Ma per gli studenti del 2020 le cose non sono andate proprio così: un virus sconosciuto, arrivato all’improvviso, ha stravolto tutto. Li ha chiusi nelle loro camerette, costretti dietro allo schermo di un device, privandoli della scuola e della quotidianità.

Le perdite maggiori riguardano la matematica, denuncia Anna Maria Ajello presidente dell’INVALSI

Non va meglio nemmeno ai bambini più piccoli che, alle prese con la DAD spesso si sono trovati doppiamente in difficoltà anche per la mancanza di supporto adeguato da parte dei genitori.

«Alcuni studi condotti negli Usa – ha riferito Anna Maria Ajello, presidente dell’Invalsi – hanno evidenziato come le perdite di apprendimento maggiore riguardino la matematica rispetto alla comprensione della lettura. Questo perché, viene sostenuto, la matematica è insegnata a scuola sistematicamente e in genere i genitori sono meno “attrezzati” su questa disciplina, per cui la didattica a distanza da un lato, e la scarsa competenza di mamma e papà dall’altro, finiscono per avere un effetto cumulativo peggiorativo dell’apprendimento».

È stata proprio Anna Maria Ajello a rendere noti a gennaio i risultati dei primi studi internazionali sulle competenze degli alunni costretti a lockdown più o meno prolungati e al ricorso alle lezioni on line a causa del Covid-19. 

Un primo paper riguarda l’Olanda, dove le chiusure severe sono durate otto settimane e il sistema formativo ha potuto disporre di ottime strumentazioni e collegamenti per la didattica in remoto (una situazione, perciò, ben distante dall’Italia). Ebbene, prima e dopo il lockdown, racconta Ajello, «sono stati condotti test massivi sulla scuola primaria. Confrontando i risultati con quelli di test analoghi condotti in anni precedenti, i ricercatori hanno evidenziato che la differenza negli esiti indicava che il periodo della didattica a distanza corrispondeva a una vera e propria mancanza: in altri termini, durante quel periodo, gli studenti avevano imparato poco o nulla; e, come era lecito aspettarsi, le carenze maggiori si sono registrate in studenti dal background familiare più svantaggiato».

Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli rincara la dose:  «Se in Italia le cose fossero andate come in Olanda – e non è ragionevole pensare che siano andate meglio – la perdita di apprendimenti causata dalle 14 settimane di chiusura da marzo sarebbe probabilmente superiore al 30%. A cui andrebbe poi aggiunta quella degli ultimi mesi, in questo caso soprattutto alle superiori».

Un “gap” aggiuntivo per i nostri studenti che partivano svantaggiati già da quando la scuola era in presenza. Pre-pandemia, infatti, già aveva suscitato scalpore il fatto che solo il 77% degli alunni italiani avesse raggiunto un livello di competenze in lettura tale da affrontare e risolvere problemi pratici, e appena il 5% fosse rientrato nel “top performer”, a fronte di una media Ocse del 9 per cento.

La denuncia dei ragazzi in DAD: ripercussioni negative sulla capacità di studiare

Un allarme nell’allarme se, come è emerso da un’indagine Ipsos-Save The Children, anche gli studenti hanno percepito chiaramente il peggioramento della loro preparazione. Secondo l’indagine di Save the children, uno studente su due pensa di aver sprecato un anno a causa del virus, e circa 34mila giovani delle superiori, per le assenze prolungate dalle aule, rischiano di abbandonare gli studi. Più di uno studente su 3 si sente impreparato e il 35% quest’anno deve recuperare più materie dell’anno scorso. Stanchezza (31%), incertezza (17%) e preoccupazione (17%) sono i principali stati d’animo che gli adolescenti dichiarano di vivere in questo periodo. Più di 1 ragazzo su 3 (35%) ritiene che la propria preparazione scolastica sia peggiorata. Uno su 4 deve recuperare materie e, fra coloro che devono recuperare, il 23% ha 3 o più di tre materie insufficienti.

Quasi 4 ragazzi su 10 ritengono che il periodo a casa da scuola stia avendo ripercussioni negative sulla propria capacità di studiare (37%) e (più di uno su 4) sul proprio rendimento scolastico (27%) 

A confermare l’indagine di Save The Children anche i dati di AlmaDiploma che, con la collaborazione del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea e degli Istituti associati al sistema AlmaDiploma nell’a.s. 2019/20, ha condotto una rilevazione ad hoc via web (CAWI-Computer Assisted Web Interviewing) per comprendere meglio l’esperienza di didattica a distanza vissuta dagli studenti delle classi quarte e quinte degli Istituti superiori. L’indagine è stata avviata durante le ultime settimane dell’a.s. 2019/20, precisamente a partire dal 29 maggio 2020.

I risultati? Il 72,1% degli studenti pensa che la preparazione raggiunta attraverso le lezioni a distanza sia inferiore a quella che avrebbero avuto andando a scuola; tant’è che il 42,8% degli studenti ritiene di non avere una preparazione adeguata per affrontare il prossimo anno scolastico o l’Esame di Stato per gli studenti di quinta.

Il mondo delle imprese preoccupato per l’allarme sugli apprendimenti

Dati allarmanti che possono avere ripercussioni sulle prospettive future dell’economia. Gli economisti Hanushek e Woessman hanno calcolato che la perdita di un terzo dell’anno scolastico causerebbe una carenza di competenze e un calo della produttività in grado di ridurre il Prodotto interno lordo dell’1,5% in media per il resto del secolo. Pertanto, l’Italia sarebbe tra i gli Stati più esposti a questo rischio.

E già il mondo delle imprese guarda attonito alla situazione e all’allarme sugli apprendimenti. Gianni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il capitale umano denuncia : «L’ampio ricorso alla Dad, oltre che sulle competenze, avrà effetti negativi sui comportamenti e l’emotività dei nostri giovani che stanno perdendo in relazioni e socialità. Si tratta di un danno enorme anche per noi imprenditori visto che nel mondo del lavoro di oggi competenze trasversali e lavoro in team sono aspetti fondamentali. Già con una natalità ai minimi termini, se viene meno anche l’apporto di giovani preparati e attivi, il nostro Paese rischia una perdita di competitività nei prossimi anni, da cui sarà difficile riprendersi».


La risposta di Genio in 21 Giorni

Pare dunque evidente, soprattutto in considerazione della concreta possibilità del protrarsi ulteriore delle attività in DAD, che la priorità è rendere disponibile a tutti gli studenti l’accesso alla DAD, opportunità che in Italia pare ancora ben lontana; in secondo luogo, bisogna formare gli insegnanti perché riescano a rendere più appassionanti e coinvolgenti le proprie lezioni.

Noi di Genio in 21 Giorni sosteniamo e promuoviamo da tempo, anche grazie alle partnership con professionisti, ricercatori (come il prof. Costa e il prof. Venturini) e Istituti di ricerca istituzionali come il CNR, il fatto che per colmare il divario che si sta creando tra la preparazione che gli studenti hanno, e quella che dovrebbero, ciò che serve più che mai è diffondere i programmi di formazione per la creazione di un metodo di studio personalizzato e la formazione specifica per le soft skills.

A riprova di questo sono tra l’altro anche i risultati della ricerca svolta durante il primo lockdown dal team del Prof. Riccardo Venturini dell’Università della Repubblica di San Marino. In questa ricerca, presentata durante il Convegno Airipa del 25-26 settembre 2020, è stato distribuito un sondaggio su un gruppo di oltre 10.000 studenti italiani i cui riferimenti sono stati forniti dalla rete internazionale d’istituti di formazione per l’apprendimento “Genio in 21 giorni”, e sono stati 1.007 i ragazzi di età compresa tra i 18 e i 25 anni che hanno risposto al survey su base volontaria (di questi 1.007, il 63% era di genere femminile). In un’intervista rilasciata per la RAI, il prof. Venturini ha spiegato: “La differenza tra gli indicatori di ansia per quel che concerne le preclusioni date in fase di lockdown tra chi è in possesso di tecniche strutturate di apprendimento strategico o sta effettuando formazione specifica per le soft skills e chi no, è statisticamente significativa. Stessa cosa per le migliori aspettative sul futuro e il maggior senso di controllo sulla propria vita e sui risultati scolastici.”

FONTI Genio in 21 giorni denuncia COVID e gli effetti sulla matematica

Fonti: EdScuola.eu, Il Sole 24 Ore, https://www.i-com.it/2020/09/10/scuola-covid-ocse/, https://tg24.sky.it/cronaca/2021/01/05/covid-save-the-children-studenti#03, https://www.unicef-irc.org/publications/pdf/la-didattica-a-distanza-durante-l%E2%80%99emergenza-COVID-19-l’esperienza-italiana.pdf

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